Ibanez sr 700

 

 

Ibanez sr 700

 

http://www.ibanez.com/products/u_eb_top16.php?year=2016&cat_id=2

 

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Nella storia della produzione Ibanez la parte del leone la fanno gli strumenti di gamma media, infatti esistono prodotti a listino che hanno caratteristiche veramente notevoli con realizzazioni molto curate e sicuramente interessanti anche dal punto di vista sonoro, nonostante latiti un po' l'originalità.

Abbiamo in prova il principe della gamma media l' sr700 (veramente fa già parte della gamma medio-alta perché ha finiture leggermente migliori rispetto alla SR 500).

Appartenente alla (venticinquennale) serie soundgear nota soprattutto per il manico estremamente comodo, senza problemi e il rapporto qualità prezzo che fino a qualche anno fa sembrava ineguagliabile.

In particolare lo strumento in prova si distingue per un bellissimo top in acero fiammato di spessore importante e il manico in legno di jojoba e bubinga (il primo rubato all'Amazzonia e il secondo all'Africa) che sono molto stabili e anche belli da vedere a poro aperto senza verniciatura ma solo satinati.

Partiamo dalla descrizione del body, abbiamo come già detto un bel top in acero fiammato che svetta sulle ali contenute da due strisce di noce (sembra) il resto del body è in mogano con la parte centrale in blocco unico di acero, partendo dal ponte accu-cast B300 vediamo scorrendo verso la paletta la coppia di humbuckers Bartolini mk1 di produzione asiatica e la serie dei controlli con due manopole più grosse quella del volume e la selezione pick up e tre più piccole dell'elettronica a tre vie che regalano alti medi e bassi, vi è anche uno scasso che serve ad adagiare il jack per connettersi all'amplificatore molto ben realizzato e il selettore switch a due posizioni per la selezione attivo passivo.

Nella parte posteriore del body troviamo il vano dell'elettronica ispezionabile (dopo aver svitato 4 viti) e quello per la pila molto comodo a slot, basta fare pressione sulla linguetta per aprirlo, anche se la connessione della batteria da 9 volt risulta un po' delicata, quattro viti per fissare il manico al body senza placca.

Il manico è quanto di meglio ci si può aspettare come confort, regolazioni, estetica soprattutto rapportato al prezzo, ma in linea generale questo design e questo progetto è stato alla metà degli anni 90 veramente innovativo e continua a tutt'ora con lo stessa filosofia ad avere un ottimo successo, 5 strati di jatoba e bubinga alternati, tastiera in palissandro, segnatasti in abalone, scorrevolezza e comodità da record, comodo e più facile di molti altri da usare, stabile e strumento ben bilanciato in generale.

La paletta ha un impiallacciatura di acero marezzato che richiama il top del body, il capotasto in grafite, fatto bene e bello spesso, copri trussrod sempre in plastica nera sulla paletta, grande cura nei particolari ed anche costruttiva, scala 34, intercorda 19 mm, 24 tasti medium jumbo, due ottave.

Le meccaniche sono stile gotoh precise e leggere, verniciatura retro manico open pore satinata.

Per quanto riguarda l'elettronica troviamo la preamplificazione Bartolini e la famosa accoppiata di humbuckers mk1 sempre della stessa marca, coreani, il basso tramite switch è fruibile anche in passivo e il controllo dei toni viene dato dalla stessa manopola degli alti del preamplificatore.

La serie di pick up ed elettronica Bartolini mk1 è montata su tante produzioni è probabilmente la più diffusa grazie all' ottimo rapporto qualità prezzo prestazioni in Cort, Lakland, Ibanez e anche altre produzioni minori, sono passivi e sono comunque buoni anche se c'è da dire che sostituiti con gli mk5 americani sempre Bartolini danno un'altra vita e un altro sound allo strumento ma sono troppo costosi e sinceramente non avrebbero senso su strumenti di questa fascia di prezzo (o sì?).

Il suono è potente, gran volume di uscita specialmente in attivo, ottima versatilità dovuta la possibilità di tagliare o aggiungere frequenze, onestamente l'ho trovato un po' ovattato, gommoso, ma è un aspetto che può fare anche comodo, uno strumento adatto a rock, blues ma anche jazz, reggae, fusion grazie anche alla spinta degli humbuckers potrebbe andare bene anche per hard rock, metal se solo ci fosse più definizione e fosse un po' meno compresso, ma a dire che è proprio inadatto non me la sento, ottimo anche il bilanciamento ed è anche abbastanza gestibile come peso, circa 4 kg.

Nell' uso intenso che si può fare dello strumento, perché questo è uno di quei classici strumenti per chi non ha muletti da portare in sala prove, è di solito un basso dal lavoro, adatto a molti generi, con due ottave e manico comodo, ho notato che l'unica cosa che ha fatto difetto è la brunitura dell'hardware sia sul ponte che sulle meccaniche che sulle manopole dei potenziometri.

In conclusione è un ottimo basso per quanto riguarda il rapporto qualità-prezzo, assemblato in Indonesia e con finiture abbastanza buone specialmente per quanto riguarda la scelta dei legni, non so come spiegare ma è uno strumento che non ci si stanca mai di suonare è comodo e confortevole.

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