Spector Rebop 4 dlx

 

 Spector Rebop 4 dlx

 

 http://www.spectorbass.com/

 

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Quando ci si guarda intorno, la produzione mondiale offre spunti di riflessione, c'è un mondo dietro alle solite marche illuminate dalle luci della ribalta e super conosciute e di solito viene poco considerato perché gli endorsers non sono in numero infinito come nel caso delle major, ma sono produzioni veramente degne di nota, uno dei casi di maggiore longevità (ma di nicchia) è rappresentato da Spector, ditta americana che ha ispirato la costruzione per esempio di uno dei primi Warwick, lo streamer, che tanto somiglia (fotocopia) al cugino americano, (ci fu anche una causa vinta da Spector).

La produzione di Stuart Spector è partita nel 1976 a New York ed un anno dopo uscì il primo modello originale l' NS1.

Durante gli anni 80 la Spector viene acquistata dalla Kramer, nota marca di chitarre e bassi conosciuta da noi per l' endorsment di Eddie Van Halen, Stuart Spector rimane, diciamo, al comando come direttore generale ma non più proprietario.

Nel 1993 apre il laboratorio in Repubblica Ceca che comincia a sfornare una serie di prodotti di ottima fattura a prezzi più contenuti rispetto ai fratelli americani ma comunque di qualità.

Spector già dai primi anni si fregia di collaborazioni illustri come quella con Ned Steinberger e Winnie Fodera.

Non ho mai provato il modello americano ma questo rebop 4 DLX devo dire che è veramente una bomba.

Body in ontano con un bellissimo top in zebrano di generoso spessore sul quale svettano un massiccio ponte e i due humbuckers EMG Hz, curvatura del body per rendere più confortevole la "vestibilità" (come sul thumb per intenderci), i controlli sono quelli tipici dell' elettronica a due vie: volume pickup al ponte, volume pickup al manico, alti e bassi che consentono un effetto boost, data l'elettronica attiva a 9 volt.

Il ponte ben regolabile è veramente massiccio, è dotato oltre alla regolazione di altezza ed intonazione di una vite di regolazione dell'angolo di curvatura (che probabilmente non ha mai notato nessuno) che permette di aumentare il contatto del ponte al body per una corretta trasmissione della vibrazione delle corde, di ottima qualità consente un action veramente rasoterra ed un sustain ottimo, il design è esclusivo.

Il manico è in acero tre pezzi, tastiera in palissandro e madreperla ed abalone per i segnatasti a corona (crown) sulla tastiera esclusivi di Spector, ben visibili e di ottimo impatto estetico, anche se la realizzazione ad occhio esperto non è poi così perfetta, scala 34, intercorda 19mm (non c’è possibilità di regolazione).

Il truss rod lo troviamo alla paletta, coperto da una placca in plastica, presenta ai lati due barre di rinforzo in grafite che permettono di stabilizzare il manico e lo rendono più resistente alle regolazioni, paletta in tinta nera con logo Spector in madreperla, retro in tre pezzi con numero di serie e Paese di realizzazione, le meccaniche sono le classiche con regolazione dell'intensità, sono di diffusione trasversale, le troviamo su strumenti da poche centinaia di euro come su strumenti da qualche migliaio, sono senza logo, ma dovrebbero essere gotoh, capotasto in plastica da 40 mm.

Il look dello strumento è in generale elegante ed aggressivo, linee morbide e solide, ben bilanciato e abbastanza leggero, pesa infatti 3,65 kg, l'hardware nero tende a rendere "cattivo" il top in zebrano che altrimenti, con ad esempio un hardware dorato, risulterebbe troppo elegante... perché in realtà è la cattiveria del suono che rende lo strumento interessante.

Per quanto riguarda il suono abbiamo una coppia di humbuckers della EMG passivi, una elettronica attiva chiama Tone pump a due vie che insieme rendono lo strumento una vera bomba, emozionante, un volume di uscita pazzesco e sinceramente non ho capito come mai, ma paragonato ad altri bassi attivi questo li svernicia tutti, lo strumento è solo attivo (forse è l'unico limite) per cui questa cattiveria non si può escludere, ma è il basso perfetto per far capire a tutti: ci sono anch'io...

Il suono è pieno, pastoso, gonfio di medio bassi, comunque ben definito e sinceramente buca il mix come pochi altri, ha dei toni alti invadenti, è adattissimo a suonare tutti quei generi che hanno bisogno di buon sustain da parte del bassista, dove il basso la fa da padrone miscelandosi con gli altri e definendo bene l'attacco e l'incisività delle note, estremamente consigliato per hard rock, metal e tutte le varianti ma grazie alla ottima suonabilità può andare benissimo anche per stili più moderni e funkeggianti.

È un suono senso unico, potenza, volume e riempimento, i fraseggi vengono bene perché è molto definito ma rimane un po' ignorante per cui se dovete fare jazz evitate, tra l'altro con il plettro ha un attacco veramente incredibile e un sustain infinito.

Spector è un marchio che non ho mai capito del tutto, è stato venduto alla Kramer negli anni 80 poi è diventato SSD Stuart Spector design, poi ha aperto in Corea, poi è tornato Spector ma ha una fabbrica in Repubblica Ceca una in Corea e il laboratorio principale a New York, insomma un po' di chiarezza non guasterebbe per il lustro del marchio che comunque è conosciuto visto che sono 40 anni che produce strumenti e sul sito tendono a dire il meno possibile cosa che disorienta i musicisti/appassionati che si trovano a prezzi da 3000 a 150 euro con strumenti che sono molto simili.

Se vi capita a tiro provatelo assolutamente, specialmente se fate generi pestoni perché rispetto al solito precision che sta su tutto questo è uno strumento dedicato solo a farsi sentire senza troppi complimenti ed anche senza la morbidezza che può avere uno strumento passivo.

Il prezzo del nuovo è in linea con il mercato, spesso nell' usato si spuntano prezzi veramente interessanti.

Indirizzatevi verso i modelli prodotti in Repubblica Ceca sono comunque realizzati con cura e con un rapporto qualità prezzo molto interessante.

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