fender bullet bass deluxe

 

 

Fender Bullet Deluxe

 

 http://www2.fender.com/experience/guitarchive/other-fender-basses-part-ii-1980searly-1990s/

 

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Guardando il mercato degli anni '80 si capisce che qualcosa è successo, dai fasti dei 60-70 si passa repentinamente ad un integralismo tecnologico che comincia a farla da padrone sia in America che in Europa e nel resto nel mondo intero, i virtuosi dei vari strumenti si trovano rimpiazzati da tastiere che fanno di tutto e che creano nuovi suoni nelle mani di chi le usa, brutti o belli che fossero ti facevano sentire speciale, i Synth la fecero da padrone per quasi dieci anni e in questo contesto la Fender e tutte le altre major di strumenti musicali a corda se la videro veramente male ma cercarono di reagire con nuove produzioni, a volte azzeccate a volte un po' meno a volte del tutto fuori luogo ma, del resto in quegli anni tutto era permesso nacquero, per dire, i bassi e le chitarre headless tipo Steinberger, si percorsero nuove strade a livello di materiali, alluminio, carbonio e bassi attivi (perfezionati ed imitati un po’ da tutti), nuovi modi di suonare slap in primis ed effettistica per rimanere al passo coi tempi, insomma chi poteva continuava a sparare colpi nell’ analogico da abbinare al digitale in auge, sul mercato ci fu un surplus di strumenti d'epoca che erano al tempo visti solo come "vecchi” cose obsolete di cui disfarsi e con sonorità sorpassate, nuove case costruttrici di strumenti presero sempre più piede vedi Ibanez perché avevano innovato la produzione con strumenti dal look più attuale e dai suoni più moderni ed anche altre japan made si proposero con nuove produzioni più attuali,  Fender che fece? Sull'onda dell' innovazione rispose con la serie "reissue" di bassi e chitarre costruite come lo erano in origine e il più possibile somigliante ai modelli originari (c'è chi potrebbe pensare che non avevano capito niente),tra l'altro realizzati con estrema cura (a Fullerton) cosa che negli ultimi anni del decennio 70 non era stato, ed affiancati a questi modelli proposero anche delle novità, il timone era tenuto da un certo Dan Smith che è probabilmente quello che riuscì a sollevare la Fender dal baratro, anche se la sua produzione non è piaciuta a tutti...

In questa bolgia di produzioni dove i giapponesi cominciavano a dire veramente la loro si affaccia ad inizio anni 80 uno strumento che era votato a sostituire il Fender mustang e il musicmaster e dare una continuità alla produzione tentando di rinnovare modelli che avevano ormai più di 30 anni, la scelta fu un mix di linee già viste, suoni già sentiti, semplicità e un body di nuovo disegno che però rimaneva all'interno dei canoni della tradizione, i pick-up sono quelli della serie mustang, elettronica basilare e possibilità di avere lo strumento a scala 30 e 34 i modelli sono denominati B30 e B34, presentati al Namm nel gennaio del 1980. Body in Ontano 3 pezzi, verniciatura coprente, i colori erano due, rosso e avorio ma a richiesta venivano anche venduti con sovrapprezzo i colori noce e brown sunburst.

La versione americana si distingueva da quella giapponese sia per la scritta sulla paletta (Japan=Squier) che per l'elettronica e i pick-up ma anche per la scelta dei legni si differenzia soprattutto per quello che riguarda il manico in monoblocco d'acero, anche le meccaniche sull’ americano sono marcate fender, il ponte è uguale., come del resto il pickguard monostrato (qui sostituito con uno a tre strati) e i controlli volume tono come la Stratocaster in plastica, l'insieme è filante anche se nella scala corta risulta un po' tozzo, nel retro troviamo la placca con il simbolo Fender con guarnizione in plastica, niente fronzoli.

Manico Come già detto in precedenza in monoblocco d' acero,20 tasti nella scala 34 medium jumbo, capotasto in plastica e regolazione truss Rod al body, Skunk stripe in noce nella parte posteriore, dots in plastica neri, tastiera corposa derivante dal Telecaster Bass ed anche il peso non è una piuma (4,4 kg).

Il suono non si differenzia (a dirla tutta) da quello del cugino giapponese ed anche la suonabilità è molto simile, del resto la base è un progetto economico con pickguard che incorpora elettronica e pick-up uno split coil derivato dal Mustang per cui più di tanto non ci si può giocare sopra, suono grosso, nasale e asciutto, molto volume d'uscita anche se risulta indicato per chi cerca un attacco morbido più da blues, a mio parere non è indicato per lo slap e non ha un suono moderno, però ha il suo perché.

Come già detto per la versione Squier provata in precedenza manca un appoggia dito che renderebbe più facile l'esecuzione sulla quarta corda perché sui pickup si fa fatica ad appoggiarsi.

In conclusione se vi piace e non lo pagate molto è uno strumento che ha la sua logica in quanto semplice, buon suono, robusto e senza troppi fronzoli.

La versione americana veniva fatta fornita con custodia rigida, brugole e manuale d'istruzioni.

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