Fender Roscoe Beck V

 

 

Fender Roscoe Beck V

 

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Solitamente Fender non viene presa in considerazione quando parliamo di low B cioè di suono della quinta corda (il si basso) che riesce a restituire tutta la sua integrità, vengono citati al posto di Fender, ed ha ragione, altre marche concorrenti di solito più rivolte alla liuteria e spesso comunque con elettronica attiva, in questo caso Mister Roscoe Beck ha voluto uno strumento realizzato proprio per lui, un signature che porta il suo nome, sia a 4 che a 5 corde, non più in produzione da anni è considerato da molti una chimera in quanto abbastanza raro e comunque reperibile ad un prezzo solitamente alto anche nel mercato dell'usato.

La serie signature, all'inizio si sono contraddistinte per la particolarità della componentistica e per le soluzioni che andavano oltre i classici schemi a cui Fender da sempre ha abituato l'utenza affezionata, pian piano si è ridotta a creare strumenti sempre più standard che cambiano spesso solo per il colore e giocano sull' assemblaggio della solita componentistica e sul nome, non c'è più ricerca anche perché probabilmente a livello industriale costa molto diversificare così tanto ed anche perché l’ integralismo degli utenti Fender non ha mai lasciato molto spazio al cambiamento, oppure solo per il fatto che guadagnano meno e comunque il prestigio del marchio lo hanno lasciato al custom shop, se vuoi fare il diverso spendi...

Strumenti come il Roscoe Beck, lo Stu Hamm e il Marcus Miller non si vedono più da tempo e sinceramente il livellamento in basso della produzione tende ad esaltare sempre più questa serie signature del passato e a fare crescere l'attenzione sul mercato dell' usato.

In prova il Roscoe Beck probabilmente il basso più interessante della fine degli anni 90, prodotto in pochi esemplari, costosissimo, dotato di un suono ed un carattere oltre che di un' estetica tutta sua è per questo che ancora oggi raggiunge quotazioni, specialmente con il 4 corde, veramente alte e spesso chi ce l'ha se lo tiene.

Venne offerto in quattro colorazioni, sunburst, teal green metallic, questo bel shoreline gold e candy apple red.

Body, già partiamo con una cosa mai vista prima, doppio humbucker (splittabile), pickguard con disegno esclusivo ed elettronica dedicata al modello oltre che il ponte Gotoh marcato Fender che compongono (e riempiono) i 3 pezzi di ontano da cui è composto, c'è tanta carne al fuoco descrivo tutto passo passo...

Il ponte (cromato) è un Gotoh made in Japan (il 206) questo modello è montato sul Roscoe Beck e in alcuni bassi elettrici Ibanez made in japan, mai visto altrove, è bellissimo, rarissimo, massiccio ma molto tecnologico come regolazioni, tuttavia una volta capito il funzionamento diventa abbastanza semplice, la placchetta che di solito reca la scritta Gotoh è stata personalizzata in Fender, il battipenna, unico nel suo genere, è composto da tre strati e contiene la parte elettronica e le regolazioni dello strumento, anche queste sono mai viste prima e degne di copiosa spiegazione anche se poi uno va di sensazioni e in base al suo gusto si regola il suono a piacimento, abbiamo degli humbuckers che possono diventare single coil e pilotati da 2 switch a 3 posizioni riescono a cambiare il suono mettendo in serie e parallelo la parte posteriore del pick-up oppure in posizione centrale la parte anteriore, abbiamo un selettore a 3 posizioni che controlla quale humbucker andiamo ad azionare, un volume generale ed un tono anche questo gestibile su due posizioni push-pull, diciamo che è un taglio di volume (e di frequenze) dell’ humbucker al manico e un regolatore di tono generale, veramente un gran lavoro da parte dei progettisti Fender per cercare di compiacere Roscoe... Attacco jack sempre incastonato sul battipenna e regolazione truss rod nella base del manico, scomodo, ma diffuso sui Fender di tutte le età.

Il retro del body non presenta altro che la superficie liscia come il vetro grazie all'attento lavoro di verniciatura poliuretanica svolto in fabbrica, ci sono i cinque buchi per l' ancoraggio delle corde e la placca, anche questa di disegno inedito più massiccia e con ben 6 viti di ancoraggio.

 

Il manico è abbastanza ingombrante, nella versione a 5 corde, anche questo aveva all'epoca quello che poi sarebbe stato definito modern C con un disegno asimmetrico nella parte posteriore (dove si appoggia il pollice per intenderci) più ergonomico rispetto al profilo C normale, tutto in acero e con una sottile striscia di Pau Ferro come tastiera, risulta più chiara del solito palissandro e con venature che risaltano in maniera evidente i tasti sono dei medium jumbo, la scala è la solita 34 pollici e al contrario della produzione standard ha 2 tasti in più come i Deluxe dell'epoca, sempre per distinguersi la paletta è tinta come il body (matching headstock) e reca la firma di Roscoe sull'estremità, altra chicca a disposizione dell'acquirente sono le belle e qualitativamente impeccabili meccaniche della Hipshot, sempre cromate e ultraleggere dov'è possibile regolare anche l'intensità, il capotasto è di larghezza 47,6 mm ed è in plastica.

Altra particolarità del manico in questo caso invisibile ma molto importante è il sistema posiflex con barre laterali di supporto in grafite a sostegno del truss rod che donano stabilità al manico e nel tempo dovrebbero cercare di preservare lo stesso dal naturale incurvarsi, soluzione comunque adottata da tutta la gamma americana già da anni.

Il suono: quello che più appaga dello strumento è sicuramente la gamma di sonorità ottenibile dalla sofisticata elettronica passiva, evidentemente Roscoe è una persona esigente e non apprezza l'intervento di congegni alimentate a pila che rischiano di togliere calore al suono finale, doppio humbucker splittabile, suono gonfio e presente ma caldo, zero rumore di fondo, un si basso profondo e presente ma non invadente come capita in certi bassi attivi, sustain ottimo, è possibile passare da sonorità profonde ed alternare tramite gli switch il suono con quello di single coil (tipo jazz bass), posso dare meno volume al pick-up al manico con il potenziometro del tono che in posizione sollevata attenua l'intervento del pick-up a vantaggio di quello in posizione ponte per mantenere comunque in funzione entrambi ma bilanciando l'uscita (il pick-up al manico di solito ha un volume superiore rispetto a quello del ponte), ho la possibilità di gestire tramite i due switch a tre vie i poli degli humbucker per renderli single coil oppure humbucker in serie o in parallelo, uno strumento pensato veramente per soddisfare tutte le esigenze dei musicisti anche in sala di registrazione e soprattutto per permettere a chiunque in base alla propria tecnica una efficacia veramente unica, specialmente per uno strumento passivo, ci si suona veramente di tutto.

È talmente difficile raccontare le numerosissime sfumature di suono di questo bellissimo strumento, oserei dire il più versatile mai creato dalla Fender (ma in realtà abbiamo altri due mostri sacri il Marcus Miller e lo Stu Hamm) che vi consiglio, se riuscite a trovarlo, di provarlo direttamente su un amplificatore all'altezza per sentirlo veramente come esprime il potenziale del tutto unico.

Peccato che attualmente la Fender si limiti a rimescolare solamente colori e componentistica standard invece di riproporre questi strumenti riuscitissimi o di fare ricerca per la creazione di nuovi modelli signature.

Veniva corredato di un bellissimo astuccio rigido con finitura in tweed che comprendeva anche le chiavi di regolazione.

Riflessione personale, lo comprerei a man bassa, nonostante il prezzo dell'usato elevato, ho in un unico strumento tanto calore, tanto volume, tanta sonorità e anche (nonostante l'adozione di humbucker) di stampo Fender, un bell’ attacco, è bello esteticamente, versatile, bilanciato, regolazione molto buona del manico e tastiera ben suonabile, a dire la verità lo prenderei più a 4 che ha 5 corde in quanto la tastiera è bella larga ma comunque accettabile, ottima tenuta del valore sull' usato e molto ricercato, ottimo strumento sotto tutti i profili a parte uno, i ricambi:

se si rompe qualcosa non si trova più niente, da una banale selletta del ponte, all' humbucker, alle meccaniche, alla placca a 6 viti, non c'è più niente a magazzino per cui bisogna inventarsi qualcosa, ma non è facile... ma perché si deve rompere qualcosa?

Altro consiglio che mi piace dare è quello di considerare sempre il fatto che se non siete amanti delle regolazioni sofisticate ed avete già 10 bassi diversi in arsenale evitate di complicarvi la vita, perché nonostante l’ estrema semplicità dell’ elettronica e delle regolazioni qualcuno potrebbe trovarlo poco “digeribile” e “perdersi” magari proprio sul palco con l’ emozione che la fa da padrone.

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