Music Man Stingray 20th 1996

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Sullo Stingray sono stati scritti ormai trattati, commenti di ogni tipo, a chi piace e a chi no, la cosa certa è che è stato una pietra miliare per quanto riguarda la storia del basso elettrico e guarda caso il progettista è sempre stato il grandissimo Leo Fender che in quel periodo (la metà degli anni 70) aveva un contratto di collaborazione con la MusicMan.
Ho avuto modo di provare alcuni Stingray sia a 4 che a 5 corde ed ho sempre provato un'emozione nel suonarli; penso sia tutt'ora un ottimo basso, il punto di riferimento, quello da cui effettivamente è partita tutta la storia per quanto riguarda la preamplificazione attiva on board.
Anche a livello estetico è un basso che si è distinto parecchio per alcune scelte non convenzionali: le chiavi delle meccaniche nella disposizione 3 + 1, il pickup humbucker, chiamato phantom coil, molto grosso e con i poli esposti e unico, un disegno del body molto pulito e la scelta di legni veramente curata, specialmente nelle produzioni iniziali, sia per quanto riguarda il body che per i manici.
Lo strumento è stato modificato nel corso dei decenni sia per quanto riguarda l'estetica che per l'elettronica ed è stato ripresentato da un paio d'anni nella versione Classic dove, a parte elettronica, ha ripreso le caratteristiche originali e anche l'uso di legni figurati esteticamente molto belli (se li fanno pagare).

Il body dell'esemplare che voglio trattare, che è una versione particolare del ventesimo anniversario 76-96, è in mogano con il top in quilted maple (acero figurato) che lascia per la bellezza veramente senza fiato, di questo modello celebrativo ne sono stati prodotti 2000 esemplari e la progettazione deve essere stata abbastanza complicata rispetto allo standard in quanto la lastra di acero del top in due pezzi incollata a quella di mogano è separata solo da una finitura di binding; il ponte è stato leggermente modificato, nel retro del body è stata messa una placca in plastica per poter accedere all'elettronica e il battipenna, invece di essere avvitato e in tre strati, come sugli altri Stingray è incollato e in un unico strato ( soluzione che lascia un po' perplessi in quanto non si può smontare), diciamo che ha prevalso l'estetica più che la praticità. Il manico ha la medesima forma e misura di quelli tradizionali ma, a dispetto delle ultime produzioni, è in acero occhiolinato ed è veramente bellissimo all'altezza del resto dello strumento.
Imbracciando lo strumento si ha un'impressione di comodità e di bilanciamento molto buono, il peso è abbastanza gestibile anche se non è una piuma, il manico in questo esemplare con tastiera in palissandro scala 34, 21 tasti (come gli altri standard), è una via di mezzo tra un jazz è un precision e di profilo a C ed è abbastanza cicciotto, non comodissimo ma ci si adatta comunque in fretta, ovviamente se vi piace il manico ultrasottile rimarrete un pò perplessi.
Le meccaniche Schaller molto minimaliste e praticamente uguali dall'inizio della produzione sono di buona fattura e svetta sul top un ponte in acciaio cromato che dà l'idea di essere molto massiccio con sellette corpose e la regolazione in altezza ma non dell' intercorda; una caratteristica da evidenziare molto positiva, soprattutto per chi si esegue il setup del proprio strumento, è la regolazione del truss rod, molto comodo il sistema alla base del manico dotato di un ingranaggio facilmente gestibile con un piccolo cacciavite con il quale si può tirare o rilasciare il manico per una regolazione dell' action ottimale (vedi foto).
Il capotasto è in plastica e il body rimane agganciato al manico per mezzo di una corpulenta piastra in acciaio cromata fissata con 6 viti. Il suono è la caratteristica principale dello Stingray, grazie al Phantom coil ogni nota è una fucilata. Il basso in questione è leggermente più medioso, suona note meno brillanti rispetto ad altri Stingray che ho avuto modo di provare, probabilmente il motivo è la tastiera in palissandro e il body in mogano (verniciato color amaranto), legni che esaltano molto più di altri le medie frequenze; in questi strumenti si sente generalmente una pienezza di suono unica, una timbrica molto presente e corposa e l'elettronica con un equalizzatore a tre vie abbinato al humbucker risulta ben modulabile e comunque con un attacco immediato.
Una caratteristica che ho riscontrato su questi strumenti è il fatto, molto positivo, che suonano tutti molto molto simili, cioè il suono viene dato al 90% dall' elettronica e non c'è una diseguaglianza di produzione, come per esempio in casa Fender, dove per imbroccare quello che piace di più magari ne devi provare diversi.
E' comunque un basso non adatto a tutti i generi, non molto versatile, ha un bel suono caratteristico ma un solo pickup in posizione abbastanza mediana leggermente decentrato verso il ponte, ottimo per lo slap, per il quale è stato un punto di riferimento per anni, il rock l' hard rock il funky, ma completamente inadatto per altri generi tipo il jazz e la fusion (anzi a dire il vero mi sono sempre chiesto come mai alcuni lo comprano fretless e con il piezo al ponte???).
Tirando le somme è un basso che sicuramente deve esserci nell'arsenale di un bassista che suona un po' di tutto.
Ricordate che è uno strumento che ha dei rientri molto evidenti, grazie al pick-up molto potente, per cui quando sbagliate si sente di più, e in situazioni rumorose viene sempre fuori in maniera chiara.
Nella versione a 5 corde ho riscontrato che bisogna effettuare il muting sulla quinta corda in quanto, quando si fanno le scale o si suona in maniera abbastanza maschia, comincia a vibrare e ci sono dei rientri fastidiosi (specialmente in studio), anche provando diversi settaggi e la sostituzione delle corde il problema non è scomparso.

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